Durante l’estate 2020, il fotografo Alberto Campi ed io, abbiamo percorso gli Appennini da Milano a Napoli. La città di Terni, situata a un centinaio di chilometri a nord di Roma è stata una delle tappe che ci ha più interessato.
Volevo vedere con i miei occhi il luogo dove un tempo era ubicata la fabbrica di iuta, in cui lavoravano le orgogliose operaie di cui narra Cinturini, una canzone che abbiamo nel repertorio del nostro coro « Hauts les chœurs »:
Semo de Cinturini
Lasciateci passar
Semo belle e simpatiche
Ce famo rispettà. »
Oggigiorno, di questo luogo di memoria operaia, resta solamente la villa del padrone, trasformata in ristorante. Al posto della fabbrica troviamo una pineta di svago che porta il nome del proprietario della fabbrica: la Pineta Centurini.
Girando per le strade di Terni abbiamo scoperto che questa città racchiude una grande ricchezza toponomastica. Se la canzone Cinturini è stata scritta in nome delle donne e per le donne, la città ospita, lei, un intero quartiere le cui strade sono dedicate a personaggi femminili…
Camminando per i vicoli del centro scopriamo per caso in una libreria un volume che racconta questa storia: Nera Nahar. Segni, sguardi, parole al femminile della città di Terni. [1] Il libro è stato curato da Luana Conti ed edito nel 2017 dalla Biblioteca comunale di Terni.
Un capitolo intero è consacrato alla toponomastica (pp. 190-247), compresa una sezione dedicata “ai profili delle donne nei giardini della città”. Si parla inoltre del « Villaggio Matteotti ». Leggermente decentrato, soprannominato il “quartiere delle donne”, questo luogo occupa un posto importante all’interno del libro. Soprattutto perché la sua storia è piuttosto movimentata. Nel 1976, il suo “paesaggio odonimico” femminile si materializza…
Il libro ci guida attraverso questo sorprendente quartiere narrandoci la sua storia e spiegandoci le scelte toponomastiche che lo contraddistinguono.
Matteotti nel periodo fascista era un quartiere operaio il cui nome era però “Quartiere Italo Balbo” in onore dell’allora ministro dell’aeronautica che fu anche governatore della Libia italiana tra il 1926 e il 1940. Il progetto, basato in parte su un approccio partecipativo, negli anni 1970 venne radicalmente trasformato dell’architetto Giancarlo De Carlo.
Nel 1976, il quartiere fu ribattezzato “Il quartiere delle donne”. Questa scelta toponomastica fatta dall’amministrazione dell’epoca è tuttora considerata coraggiosa da Luana Conti. Infatti, grazie all’iniziativa di alcune donne, tra cui Anna Lizzi Custodi, alla quale un parco cittadino è oggi dedicato, che l’odonomastica della zona è stata ripensata. Le strade, prima chiamate in modo tecnico o casuale, sono diventate il simbolo di un progetto e di una lotta femminista e politica. Attraverso i nomi di famose donne italiane e straniere che si erano distinte in politica, nella medicina o nell’arte, le strade precedentemente chiamate “prima”, “seconda”, “terza”... fino alla “dodicesima”, ottennero così improvvisamente un’identità.
Queste donne pioniere, che sono riuscite qualche decennio fa a imporre una toponomastica femminista in questo quartiere di Terni sono state grande fonte di ispirazione per il collettivo « Toponomastica femminile », presente su Facebook e che oggi porta avanti la lotta cercando di promuovere una toponimia femminile e una maggiore visibilità delle donne sia nello spazio pubblico che nel linguaggio.
Nel 2014 il collettivo è diventato un’associazione che possiede un proprio sito web e che dal 2009 pubblica il settimanale « Vitamine Vaganti ». “Toponomastica femminile”, come ricorda Luana Conti, ha realizzato un censimento nazionale che ha permesso di quantificare la diseguaglianza di genere nei nomi delle strade: sul totale delle strade italiane, solamente una percentuale tra il 3% e il 5% è dedicata a donne. Senza contare che in questa minima percentuale la maggior parte è dedicata a sante o figure religiose…
Negli anni 1970, onorare le donne e dedicare loro un intero quartiere è stata un’iniziativa unica e visionaria.
Rendere visibili queste dodici donne, scelte per ciò che hanno apportato alla società, ricordando i loro nomi e le loro opere è stato un atto di memoria e un contributo all’evoluzione dell’immaginario collettivo.
– Sibilla Aleramo (1876-1960): si tratta dello pseudonimo della scrittrice Rina Faccio che nel 1906 scrisse il libro Una donna, un appello femminista contro il patriarcato.– Argentina Altobelli (1866-1942): sindacalista, fu la prima donna in Italia a rivestire l’incarico di segretaria delle Federazione nazionale dei lavoratori della terra.
– Irma Bandiera (1915-1944): partigiana, fu torturata e uccisa dai nazisti.
– Carlotta Clerici (1850-1924): educatrice, femminista, insegnate e direttrice scolastica. Si impegnò per l’educazione e la formazione professionale degli orfani.
– Marie Curie (1867-1934): celebre scienziata chimica e fisica, francese di origine polacca, ricevette nel 1903 il premio Nobel per la fisica con suo marito Pierre Curie e Antonio Henri. Nel 1911 fu insignita del premio Nobel per la chimica.
– Anna Kuliscioff (1857-1925): divenne medico per curare gratuitamente i poveri, si batté per l’eguaglianza tra uomini e donne ”perché il lavoro non ha sesso”. Fondò con suo marito Filippo Turati il giornale Critica sociale, primo giornale del socialismo marxista in Italia.
– Linda Malnati (1855-1921): maestra di scuola, si batté per il diritto di voto alle donne.
– Maria Montessori (1870-1952): pedagoga, filosofa, medico, scienziata ed educatrice. Conosciuta per l’approccio educativo che porta il suo nome: il metodo Montessori.
– Anna Maria Mozzoni (1837-1920): femminista, fondò la «Lega promotrice degli interessi femminili». Si batté per il diritto di voto alla donne e il diritto allo studio.
– Maddalena Patrizi (1866-1945): Scrittrice e fondatrice dell’«Opera nazionale di patronato e mutuo soccorso per giovani operaie fu presidente dell’Unione delle donne cattoliche».
– Virginia Visetti (1919-1944): partigiana, fu fucilata dai nazisti.
– Clara Zetkin (1857-1933): rivoluzionaria comunista tedesca fu una figura centrale del movimento operaio in Europa, grande teorica dell’emancipazione femminile.
A queste dodici strade che portano sia nomi di donne famose che di donne meno conosciute, ne va aggiunta un’altra in onore di una data: l’8 marzo.
↬ Cristina Del Biaggio