Dal mare al fiume,
la violenza letale dei confini europei

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2 novembre 2023

 

Negli ultimi anni, nuove metodologie di ricerca che combinano scienza, arte e architettura hanno consentito di far luce sulle violazioni dei diritti umani. Prendendo spunto e ispirazione dalla pionieristica agenzia londinese Forensic Architecture e dal progetto di ricerca Forensic Oceanography, una nuova agenzia investigativa - Border Forensics è stata creata nel 2021. Border Forensics si prefigge di documentare e contestare la violenza legata all’esistenza e alla gestione dei confini.

Presentiamo qui il materiale che ha servito di base per l’installazione «From the Sea to the River – Border Violence Across Illegalised Migrants’ Trajectories» che Border Forensics ha progettato nel 2023 per lo Zürcher Theater Spektakel. L’installazione ha riunito due indagini: «La morte di Blessing» e «L’imbarcazione abbandonata alla morte (Left-to-die Boat)».

Testo di Border Forensics

Prologo

Malgrado abbiano avuto luogo in zone di confine distanti più di mille chilometri l’uno dall’altro e a 10 anni di intervallo, le due inchieste, «La morte di Blessing» e «L’imbarcazione abbandonata alla morte» hanno tuttavia molti aspetti in comune.

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Mappa di localizzazione delle due inchieste

Il Mediterraneo e le Alpi si configurano come ostacoli frontalieri lungo le rotte che i migranti illegalizzati percorrono per cercare di raggiungere l’Europa dall’Africa. Questo accade perché alle popolazioni razzializzate [1] originarie dal «Sud globale», e in particolare per le persone che provengono dall’Africa, viene negato il diritto di viaggiare a causa delle politiche migratorie europee restrittive. Le persone che tentano di migrare nonostante queste restrizioni subiscono violenze mentre attraversano il Mar Mediterraneo o il deserto del Sahara, quindi anche prima di raggiungere il territorio dell’Unione Europea (UE).

Anche se arrivano sane e salve sulle coste europee, le persone in migrazione continuano a scontrarsi con i confini quando cercano di vivere e di circolare all’interno e tra i Paesi europei. Per persone come Blessing o lɜ passeggerɜ dell’«imbarcazione abbandonata alla morte», la violenza dei confini lɜ segue in ogni loro movimento, e spesso si concretizza nei controlli di identità fondati sulla profilazione razziale.

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Blessing Matthew ritratta nel giorno della sua laurea
Foto condivisa dalla sorella Christiana Obie.

«La morte di Blessing Matthew» è stata la prima inchiesta condotta dalla nuova agenzia Border Forensics (2021-2022) e analizza le condizioni che hanno portato alla morte di Blessing Matthew, una giovane donna nigeriana, nei pressi confine alpino tra Italia e Francia. Il suo corpo senza vita è stato ritrovato in un fiume il 9 maggio 2018, due giorni dopo essere stata inseguita da un gruppo di agenti della Gendarmeria mobile [2] attraverso La Vachette, un villaggio situato a una decina di chilometri a monte di Briançon.

«L’imbarcazione abbandonata alla morte (Left-to-die Boat è stata la prima indagine condotta dall’équipe Forensics Oceanography (2011-2012); ripercorre la traiettoria di un’imbarcazione con a bordo 72 migranti provenienti principalmente da Etiopia ed Eritrea, che nel 2011 hanno tentato di fuggire dalla Libia attraversando il Mediterraneo. Nonostante le richieste di aiuto, sono stati abbandonati nell’area di sorveglianza della NATO. A causa dell’immobilismo di tutti gli attori statali coinvolti, solo 9 dei passeggeri sono sopravvissuti.

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Ricostruzione della traiettoria dell’Imbarcazione abbandonata alla morte.

In ognuno dei casi analizzati, il danno inflitto da agenti di polizia o militari implica sia l’azione che l’inazione, rendendo più labile il confine tra questi termini. La violenza è inoltre mediata da specifici ambienti geofisici - il mare e un fiume di montagna. Paesaggi che possono essere idilliaci per alcunɜ sono resi mortali per lɜ altrɜ come risultato di politiche migratorie restrittive e di pratiche di confine.

Mentre negli ultimi anni un numero crescente di atti di violenza diretta, come i maltrattamenti da parte delle guardie di frontiera, sono stati documentati ai confini dell’Europa grazie alle immagini fotografiche o video, la «violenza indiretta» - altrettanto frequente - è più difficile da accertare, perché essa è di fatto invisibile. Ma rifiutiamo che lɜ responsabili di queste morti rimangano impunitɜ a causa dell’invisibilità dei loro atti e per questa ragione abbiamo sviluppato delle metodologie innovative per raccogliere le tracce di questi eventi letali.

Nel caso dell’ «imbarcazione lasciata alla morte» abbiamo usato le stesse tecnologie impiegate par la sorveglianza delle frontiere, con lo scopo però di ri-tracciare la traiettoria dell’imbarcazione alla deriva e individuare le navi militari presenti nelle vicinanze che, malgrado abbiano ricevuto le richieste di aiuto, non hanno prestato soccorso.

Nel caso di Blessing abbiamo ri-percorso l’inseguimento della polizia e generato le immagini mancanti degli eventi, in modo da mappare la sequenza delle azioni e inazioni delle forze dell’ordine che hanno portato all’annegamento di Blessing nel fiume.

In entrambi i casi, le richieste di verità e giustizia dellɜ sopravvissutɜ e delle famiglie non sono state soddisfatte. Ad oggi, questi crimini rimangono impuniti, malgrado le prove raccolte e poi consegnate alla giustizia. In queste circostanze, riteniamo che sia cruciale far sentire la voce dellɜ sopravvissutɜ e garantire che queste indagini possano risuonare oltre i tribunali, negli negli spazi culturali e dove il dibattito pubblico è possibile, in modo da poter rifiutare collettivamente che la cecità della legge diventi la nostra.

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Pubblico mentre visita l’installazione a Zurigo, agosto 2023
Fotografia: © Kira Kynd.
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Pubblico mentre visita l’installazione a Zurigo, agosto 2023.
Fotografia: © Kira Kynd.

La morte di Blessing.
Una contro-inchiesta sulla violenza alla frontiera alpina

Il 9 maggio 2018, il corpo di Blessing Matthew, originaria della Nigeria, è stato ritrovato nel fiume Durance, nelle Hautes-Alpes francesi, vicino al confine con l’Italia. Blessing era stata vista per l’ultima volta nel villaggio di La Vachette nelle prime ore del mattino del 7 maggio, quando un gruppo di agenti delle forze dell’ordine ha cercato di fermare Blessing e i suoi due compagni di viaggio, Hervé S. e Roland R. L’indagine penale ha scagionato i gendarmi da ogni responsabilità e il tribunale ha respinto la denuncia presentata contro di loro nel febbraio 2021. La contro-inchiesta di Border Forensics mette però in discussione queste conclusioni.

Border Forensics ha svolto le indagini per la verità e la giustizia su richiesta della famiglia di Blessing e dell’associazione Tous Migrants. Nonostante le nuove prove fornite, il pubblico ministero di Grenoble si è rifiutato di riaprire l’indagine. Così, nell’ottobre 2022 è stato presentato un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) per denunciare la mancanza di un’indagine effettiva. Christiana Obie, una delle sorelle di Blessing, si è espressa così: «Mia sorella continuerà a gridare» finché non sarà riconosciuta la verità e non sarà fatta giustizia.

Per condurre la contro-inchiesta che ha permesso di ricostruire sulle condizioni che hanno portato alla morte di Blessing, abbiamo proceduto in più fasi.

In primo luogo, abbiamo prodotto un’analisi spazio-temporale dei verbail degli eventi forniti dai gendarmi nell’ambito dell’indagine condotta dalla polizia giudiziaria dimostrando che le dichiarazioni dei gendarmi erano profondamente contraddittorie e incoerenti.

Per visualizzare il video integrale (disponibile in francese e inglese): La mort de Blessing Matthew, Analyse, The death of Blessing Matthew, Analyis

In secondo luogo, ci siamo recati nel villaggio di La Vachette con Hervé S., uno dei compagni di viaggio di Blessing, e abbiamo filmato in situ il suo resoconto degli eventi dal momento in cui i gendarmi hanno iniziato a inseguirli fino alla caduta di Blessing nel fiume. Abbiamo inoltre posizionato una videocamera vicino a Hervé nei momenti chiave della sequenza degli eventi per verificare che fosse possibile per lui vedere ciò che descriveva. Abbiamo così generato le immagini mancanti di quel 7 maggio 2018, che abbiamo integrato in un modello 3D. Abbiamo in seguito prodotto un’analisi cartografica della testimonianza di Hervé. La sua testimonianza è precisa e coerente ed è corroborata da altre prove che abbiamo potuto raccogliere. Infine, i gesti dei gendarmi descritte da Hervé sono stati documentati e verificati. La nostra analisi suggerisce che sia le azioni che le «inazioni» dei gendarmi possono aver condotto all’annegamento di Blessing nella Durance.

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Fotogramma che mostra la ricostruzione audiovisiva in situ della testimonianza di Hervé S. sull’inseguimento da parte delle forze dell’ordine. La telecamera sorretta da un treppiede è posizionata in modo da documentare il punto di vista di Hervé in quel momento.
The Death of Blessing Matthew – In Situ Testimony, Border Forensics (2022, 21 min)
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Fotogramma che mostra la proiezione di uno dei punti di vista di Hervé registrato in un video e proiettato in un modello fotogrammetrico del villaggio.
The Death of Blessing Matthew – In Situ Testimony, Border Forensics (2022, 21 min)

Per visualizzare il video integrale (disponibile in francese e inglese): The Death of Blessing Matthew, In Situ Testimony; La mort de Blessing Matthew, Témoignage in situ

Sequenza degli eventi che hanno portato alla morte di Blessing Matthew secondo la testimonianza di Hervé S.

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Mappa rappresentante la sequenza degli eventi che hanno portato alla morte di Blessing Matthew secondo la testimonianza di Hervé S.
Mappa: Border Forensics.

Verso la mezzanotte del 7 maggio, Blessing Matthew, Hervé S. e Roland E. hanno lasciato Claviere, l’ultimo comune italiano prima del confine con la Francia. Hanno prima attraversato le montagne per evitare di essere intercettatɜ e respintɜ, poi hanno camminato lungo la strada principale verso Briançon per evitare perdersi.

Tappa 1
Verso le 4 del mattino Hervé, Roland e Blessing arrivano all’ingresso del villaggio di La Vachette dalla strada nazionale RN94. Roland vede delle torce, così il trio si nasconde sul ciglio della strada. Dopo dieci minuti, Roland si alza e continua a camminare lungo la strada. Le torce lo illuminano nuovamente e i gendarmi gli intimano di fermarsi. Blessing e Hervé escono dal loro nascondiglio e corrono in direzione della chiesa.

Tappa 2
Arrivano al ponte nel centro del villaggio. Blessing lascia cadere la borsa poco prima del ponte, Hervé si china per raccoglierla. Vede quattro gendarmi venire verso di lui a piedi, da due direzioni diverse, con le torce accese.

Tappa 3
Inseguiti dalla polizia, Blessing e Hervé attraversano il ponte e continuano a correre verso la chiesa. Hervé scende in un giardino sotto la chiesa, dove si nasconde sdraiandosi nell’erba alta. Blessing scende le scale che portano allo stesso giardino. Un gendarme arriva correndo dietro di lei dicendole: «Fermati, se non ti fermi sparo».

Tappa 4
Verso le 4 e 20 del mattino Blessing si trova nel giardino, e cerca di scappare dalle forze dell’ordine, il gendarme la insegue. Dice al gendarme, in inglese, che si getterà in acqua se lui continuerà a inseguirla. Blessing si ferma, bloccata dalla riva del fiume. Il gendarme la raggiunge, la afferra per un braccio e lei si dibatte e urla in inglese: «Leave me! Leave me! Leave me!» («Lasciami! Lasciami! Lasciami!»). Da quel momento, Hervé non la vede più. Sente la sua voce allontanarsi mentre grida, in inglese: «Help me! Help me! Help me»(«Aiutatemi! Aiutatemi! Aiutatemi!»).

Dopo che Blessing cade in acqua, Hervé vede il gendarme risalire e raggiungere i suoi colleghi nel giardino. Sente il gendarme dire: «È caduta, deve aver attraversato sull’altra sponda». Rimangono in giardino per più di dieci minuti, cercando Hervé. Poi, tre veicoli della gendarmeria si fermano nel parcheggio situato sopra il giardino e i gendarmi raggiungono i loro colleghi. Alle 5 del mattino si accende l’illuminazione pubblica. Hervé striscia verso una capanna per nascondersi meglio. Vede delle torce sull’altro lato del fiume, la riva sinistra. Rimane nascosto per circa un’ora. In seguito viene fermato dai gendarmi, che lo picchiano e lo ammanettano prima di respingerlo in Italia.

Nota importante: Nel settembre 2023, Hervé S., compagno di viaggio di Blessing e principale testimone della sua morte, è stato minacciato di espulsione. Potete sostenerlo firmando questa petizione-> https://www.change.org/p/pour-la-regularisation-d-herve-s-principal-temoin-de-la-mort-de-blessing-matthew?signed=true].

Vedi anche l’intervista a Charles Heller e Sarah Bachellerie, di Border Forensics, Agnès Antoine, dell’associazione Tous Migrants, e Vincent Brengarth, avvocato, sul sito web di Médiapart (in francese): « Mort de Blessing Matthew : les gendarmes mis en cause »

Crediti per la contro-inchiesta su Blessing:

Collaboratorɜ: Sarah Bachellerie, Cristina Del Biaggio, Charles Heller, Svitlana Lavrenchuk, Lorenzo Pezzani, Giovanna Reder e Santiago Rivas Sola.
Produzione: Border Forensics.
Coproduzione: Tous Migrants
Sostegno: European Cultural Foundation, Investigative Journalism for Europe, Pro Helvetia, PRO ASYL Foundation, Rosa-Luxemburg Foundation, République et Canton de Genève, Utopiana e Ville de Genève.

«The Left-to-die Boat Case», L’imbarcazione abbandonata alla morte
Una contro-inchiesta sulla violenza alla frontiera del Mediterraneo

Nel marzo 2011, ossia nel momento in cui un’operazione militare della NATO era in corso in in Libia, 72 passeggeri hanno lasciato le coste libiche in direzione dell’Italia a bordo di un piccolo gommone e si sono trovati in pericolo. Nonostante i numerosi segnali di richiesta di soccorso che indicavano la loro posizione e le ripetute interazioni con almeno un elicottero e una nave militari, sono stati lasciati alla deriva per 14 giorni e solo nove persone sono sopravvissute.

Per corroborare le testimonianze dei sopravvissuti e registrare le tracce di questi eventi letali in assenza di immagini, abbiamo utilizzato diversi dati meteorologici e altre informazioni impiegate per la sorveglianza.

In primo luogo, sulla base delle testimonianze dei sopravvissuti e delle posizioni georeferenziate generate dalle richieste di soccorso dei migranti, abbiamo ricostruito la traiettoria della loro imbarcazione fino al momento in cui ha esaurito il carburante. Per determinare la traiettoria dell’imbarcazione durante i quattordici giorni della sua deriva, ci siamo rivolti a un oceanografo che ha modellato la sua rotta utilizzando dati meteorologici che indicavano la direzione dei venti e delle correnti.

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Richard Limeburner, ricercatore presso il Dipartimento di Oceanografia Fisica del Woods Hole Oceanographic Institution, ha creato un modello di deriva per simulare il percorso dell’imbarcazione dei migranti dopo che questa ha iniziato a galleggiare senza l’uso del motore. Il modello di Limeburner fornisce le posizioni orarie dell’imbarcazione sulla base dei dati delle correnti oceaniche e del vento. Le correnti di marea, che possono influenzare la traiettoria della deriva, sono state ignorate per questo modello in quanto sono relativamente deboli nell’area in questione e si verificano solo periodicamente in un ciclo di 24 ore.
Mappa: Forensic Architecture e SITU Research.

In secondo luogo, dopo aver determinato la traiettoria dell’imbarcazione dei migranti, abbiamo cercato di individuare le navi presenti nelle vicinanze. Ci siamo affidati alle immagini radar ad apertura sintetica. La risoluzione relativamente bassa delle immagini a cui abbiamo avuto accesso (50m e 75m di risoluzione pixel) ci ha permesso di individuare solo le grandi navi militari e commerciali nelle vicinanze dell’imbarcazione dei migranti, rimasta sotto la soglia di risoluzione delle immagini.

In terzo luogo, abbiamo condotto un’analisi dettagliata della precisione delle tecnologie di rilevamento utilizzate dagli Stati per dimostrare che i mezzi in possesso delle navi militari e commerciali avevano i mezzi per identificare l’imbarcazione di migranti alla deriva. Abbiamo dimostrato che gli attori statali erano a conoscenza della sorte dei passeggeri, ma non hanno agito di conseguenza, come richiesto dal diritto marittimo internazionale.

Il rapporto di Forensic Oceanography è servito come base per diverse denunce legali presentate dai sopravvissuti davanti ai tribunali degli Stati le cui navi sono state impiegate al largo delle coste libiche nel 2011. Tuttavia, a più di 10 anni dagli eventi, le richieste di verità e giustizia dei sopravvissuti non sono ancora state soddisfatte.

Sequenza degli eventi che hanno portato alla morte dei passeggeri della Left-to-die Boat

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Mappa che ricostruisce la sequenza degli eventi del caso dell’Imbarcazione abbandonata alla morte.
Mappa: Forensic Architecture e SITU Research.

L’imbarcazione ha lasciato il porto di Tripoli tra la mezzanotte e le due del mattino (GMT) del 27 marzo 2011 con 72 migranti a bordo. In quel periodo, nell’ambito delle operazioni militari in Libia, la NATO stava applicando un embargo sulle armi nel Mediterraneo centrale. Di conseguenza era a quell’epoca la zona di mare più sorvegliata al mondo.

A:
Alle 14:55 del 27 marzo, l’imbarcazione è stata avvistata da un aereo francese che ne ha trasmesso le coordinate (punto A) al Centro internazionale di coordinamento del soccorso marittimo di Roma (MRCC).

B:
Dopo aver proceduto verso l’isola italiana di Lampedusa per un periodo compreso tra le quindici e le diciotto ore, i migranti hanno lanciato una richiesta di soccorso tramite telefono satellitare. La posizione GPS dell’imbarcazione è stata determinata alle 16:52 del 27 marzo 2011 (punto B) dal provider di telefonia satellitare Thuraya. Poco dopo, l’MRCC di Roma ha segnalato la necessità di un’operazione di soccorso e la posizione dell’imbarcazione a tutte le imbarcazioni presenti nella zona. Ha inoltre allertato l’MRCC di Malta e il comando alleato della NATO a Napoli.

C:
L’imbarcazione dei migranti ha continuato la sua rotta per circa due ore prima di essere sorvolata da un elicottero. La posizione approssimativa dell’avvistamento è fornita dall’ultimo segnale rilevato da Thuraya prima che il telefono satellitare cadesse in acqua, alle 19:08 del 27 marzo (punto C). I migranti sono stati avvicinati una seconda volta da un elicottero militare. L’elicottero ha lasciato cadere alcuni biscotti e acqua sulla barca prima di allontanarsi.

D:
Verso le 7 del mattino del 28 marzo, dopo essere probabilmente entrata nell’area di ricerca e soccorso maltese (SAR), l’imbarcazione ha esaurito il carburante e ha iniziato ad andare alla deriva verso sud-sud-ovest (punto D).

E:
L’imbarcazione è andata alla deriva verso sud-sud-ovest per sette-otto giorni prima di incontrare una nave militare tra il 3 e il 5 aprile (punto E). Nonostante si sia avvicinata in cerchio e abbia assistito all’angoscia dei passeggeri, la nave si è allontanata senza prestare loro soccorso.
L’imbarcazione ha continuato ad andare alla deriva fino al 10 aprile, quando è sbarcata a Zlitan, a sud-est di Tripoli. Al momento dello sbarco, undici migranti erano ancora vivi; due sono morti poco dopo.

Per guardare il video integrale: Tracce Liquide – Il Caso della “Left-to-Die Boat” (18 min).

Breve intervista a Charles Heller dell’associazione Border Forensics: «The disobedient gaze» (in inglese), Zürcher Theater Spektakel, agosto 2023.

Crediti per la contro-inchiesta sull’Imbarcazione abbandonata alla morte:

Collaboratorɜ: Charles Heller, Richard Limeburner, Samaneh Moafi, Rossana Padeletti, Lorenzo Pezzani e SITU Research.
Produzione: Forensic Oceanography.
Coproduzione: Forensic Architecture.
Sostegno: Haus der Kulturen der Welt (HKW).

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