In Italia, dei sindaci si oppongono alla politica di chiusura degli Stati

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8 gennaio 2019

 

«Quando lo Stato viene meno alle proprie responsabilità, l’alternativa può arrivare dai comuni?» Si domandava Filippo Furri nel numero 81 della rivista Vacarme nell’autunno del 2017. La risposta è SI. E per dimostrare ciò, Furri porta come esempio il movimento delle città-rifugio, con dei precursori come Venezia. Un movimento che si diffonde e si struttura sempre più.
 

di Cristina Del Biaggio

Oggi, altre città, in Europa ma non solo, si aggiungono al movimento. La rete dei comuni resistenti o “città-santuario” ha iniziato a tessersi con un incontro coordinato della sindaca di Barcellona, Ada Colau, nel giugno del 2017. La rete delle Fearless Cities, “città senza paura”, conta un centinaio di membri in tutto il mondo.
 
In opposizione alla retorica di chiusura degli Stati-nazione, l’apertura si organizza a livello locale.
 
Nel gennaio 2019, in Italia, varie municipalità si organizzano e fanno fronte comune contro il decreto legge su “sicurezza e immigrazione” approvato dal governo nel settembre 2018. Con il passare dei giorni dei nuovi punti appaiono sulle mappe per dire “SI” all’accoglienza dei rifugiati. Dei punti che, poco a poco, vanno a formare una rete che contrasta il populismo e la xenofobia. 
 
Ad oggi, un centinaio di sindaci hanno deciso di dire “NO” alle leggi dettate dalla coalizione al potere “Lega e Movimento 5 stelle”. I primi ad opporsi pubblicamente sono stati il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando e Luigi De Magistris, sindaco di Napoli. Orlando ha deciso di disobbedire annunciando la sospensione del “decreto Salvini” e la sua non-applicazione nella città di Palermo. Ha informato inoltre che il suo comune continuerà ad iscrivere nel registro dello stato civile le persone che hanno ottenuto un permesso di soggiorno per ragioni umanitarie, protezione (in)giustamente abrogata dal decreto.
 
Le fila del gruppo di sindaci “disobbedienti”, i cui promotori sono Orlando e De Magistris, si ingrossano di giorno in giorno. Da Reggio Calabria a Padova, passando per Firenze, numerosi primi cittadini si ergono contro il diktat del potere centrale. La contestazione dei sindaci che si oppongono al decreto avviene attraverso la “disobbedienza civile”, cioè semplicemente non applicando la legge, o abbraciando la via giuridica e legislativa.
 
La mappa proposta qui di seguito fa risuonare le loro voci attraverso le note di una musica che promuove l’accoglienza, la giustizia e l’apertura. Una melodia che, speriamo, incoraggi e motivi altri sindaci a unirsi al cuore disobbediente.

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